Mario Ceroli nasce a Castel Frentano (Chieti) il 17 maggio 1938.
Si trasferisce a Roma all’età di dieci anni dove si iscrive all’Istituto d’arte, per errore o serendipità:
“Mio padre e mia madre volevano fare di me un impiegato dello Stato (…) mi hanno iscritto alla Scuola Galileo Galilei che comprende tre sezioni: l’Istituto Tecnico, l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto d’Arte. Mia madre una mattina mi ci ha portato. Aveva paura a prendere l’ascensore e siamo saliti a piedi. Al primo piano c’era l’Istituto d’Arte, la mamma era stanca, si è fermata e mi ha iscritto a quell’Istituto.“
— Mario Ceroli
Il lavoro di Ceroli è scultura, pittura, disegno, creazione di oggetti, ambienti e scenografie. Ceroli è un artista poliedrico, mercuriale, versatile. Complesso si direbbe, come ogni artista, si, ma con quella straordinaria capacità di mescolare ogni arte. Difficile separare una scultura dall’aspetto pittorico, gli arredi dalla scultura e dalle immagini.
Una biografia a parte meriterebbe di essere scritta per l’attività di Mario Ceroli con il teatro: anche qui scultura e scenografia si fondono insieme per dare vita a palcoscenici maestosi.
La sua scultura è costruzione piuttosto che plasmazione, le forme sono concetti tangibili e mai astrazioni, si tratta quasi sempre di idee semplici, oggettuali, concrete. Nell’uso del bronzo, l’idea che ne risulta è di una serie di stratificazioni, di piani consequenziali, che non danno all’opera quel carattere di uniformità plastica, pur nell’ambito di un’opera armonica e sintonica.
Sempre all’Istituto d’Arte lavora sotto la guida di Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla, dove sperimenta l’uso della ceramica. Tiene una prima mostra di ceramiche nel 1958:
“Questa cosa che io sono uno scultore del legno non è affatto vera, perché ho fatto diverse esperienze con i materiali: ho usato il legno, ho fatto ceramiche, ho usato il marmo, ho realizzato cose con il ghiaccio, con l’acqua, ho fatto cose di carta, cose di stoffa”
— Mario Ceroli
Gli anni ‘60: il legno, l’America, il ghiaccio
Non solo scultore di materiali, Ceroli sembra più interessato a creare spazi, ambienti, scenografie maestose: nel 1965 inizia a lavoare a Cassa Sistina, uno spazio che contiene tutti gli oggetti: tutto è trasportabile, commercializzabile. Ironia, mistificazione della realtà ne fanno un’opera d’arte eccezionale. Cassa Sistina gli vale il Premio Gollin. Il 1966 è un anno decisivo: Ceroli espone alla Galleria La Tartaruga di Roma, tra le varie opere, L’ultima cena realizzata un anno prima, e oggi conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Dal settembre 1966 al giugno del 1967 Ceroli si trasferisce negli Stati Uniti a nell’aprile tiene una personale presso la Bonino Gallery di New York, dove espone Farfalle. Altro grande capolavoro di quegli anni è La Cina, del 1966, una delle prime opere della storia dell’arte immersiva e totalizzante, che dava l’impressione allo spettatore di esserne quasi parte.
Spettacolarità, spazi plastici, opere maestose: nel 1969 Ceroli realizza Io, piramide di ghiaccio: una piramide di mattoni di ghiaccio al cui vertice pende una sfera di acciaio che contiene carbone ardente.
Gli anni ’80 -‘90
Porte che si aprono, porte socchiuse, scale, armonie, elementi ricorrenti della produzione ceroliana.
Gli anni ’80 segnano la ricerca del tema sul “tuttotondo”, della matericità sferica, con opere che rappresentano un dialogo costante con l’ambiente: a questi anni risalgono La Porta (1981), Il Cenacolo (1981), Uomo Vitruviano (1987), Casa di Nettuno (1988), Maestrale (1992), Applausi (1992).
Mario Ceroli oggi
Gli anni duemila vedono Ceroli impegnato in una continua commistione di elementi naturali, legno e cenere, legno, cenere e lamine d’oro.
Sono del 2007 opere come La nuda verità, Guerriero Frentano: figure umane intagliate nel legno e cosparse di cenere, a simboleggiare l’essere umano che si fonde con la natura. Il 2007 è anche l’anno che vede che la realizzazione della maestosa opera Paolo e Francesca, con la ricomparsa del tema della scala: figure umane si stagliano su una scala, ai piedi cumuli di colore variopinto.
Oggi Mario Ceroli vive a Roma con la sua famiglia.